Bomarzo il parco dei mostri
Che il nostro Paese sia ricco di meraviglie artistiche, lo sappiamo tutti. Il fatto è che non tutti le conoscono. Infatti, questa volta parleremo di una di queste meraviglie sconosciute ai più, che invece meriterebbe , di essere messa alla ribalta delle bellezze artistiche del nostro paese, alla stregua dei monumenti più conosciuti. Sto parlando del Parco dei Mostri di Bomarzo.
Qualcuno, richiamando una frase di Manzoniana memoria, dirà : Bomarzo ? E dov’è ? Il parco dei Mostri ? Cos’è ? Iniziamo…Vediamo quindi di fornire delle informazioni, sul soggetto in questione, che per la vastità dell’argomento da trattare, saranno condensate al minimo indispensabile, fornendo tuttavia un’idea esaustiva del luogo e della sua storia.
In questo Articolo:
Dov’è Bomarzo?
La cittadina di Bomarzo, è ubicata a circa 18 km di distanza da Viterbo, e nel passato fu feudo della Famiglia Orsini, una delle più potenti famiglie della nobiltà romana, sempre schierata dalla parte del papato.
Dal 1542 al 1685, il feudo fu governato da Pierfrancesco II Orsini, detto Vicino, che si sposò con Giulia Farnese, alla quale dedicò, dopo la sua morte, il parco che poi venne chiamato dei Mostri.
Il parco dei Mostri ? Cos’è ?
La peculiarità del Parco, e che esso si differenzia totalmente dalle realizzazioni coetanee , a carattere di parco o giardino, quali ad esempio Villa Lante a Viterbo e Villa Adriana a Tivoli.
La progettazione del parco, venne affidata a Pirro Ligorio, un grande architetto, che meriterebbe di essere più conosciuto, essendo stato tra l’altro il successore di Michelangelo, nella Fabbrica di San Pietro.
Sfruttando gli enormi massi di peperino affioranti dal terreno, l’architetto, sviluppò in una serie di sculture, vari temi mitologici, sparsi qua e là, nell’andamento naturale del terreno.
I temi illustrati dalle sculture, secondo le guide più autorevoli, ammonterebbero a 24, secondo altri a molti di più..
Considerato l’entità dello spazio editoriale a disposizione, ci limiteremo a mostrare i principali, con una serie di foto, che bastano da sole ad illustrare il luogo, più di cento pagine di testo
Alla prossima da Roberto Mobili