Monumento a Cavour
Anche questo mese, l’articolo tratterà dell’ultimo dei grandi personaggi della nostra storia , che contribuirono all’unità d’Italia : Camillo Benso Conte di Cavour.
Il personaggio è certamente rinomato, più che per vera conoscenza, per il fatto di avere intestata a suo nome una delle piazze più note di Roma. Ed è proprio in questa piazza, che è ubicato il monumento, che il paese ha voluto dedicare a colui, che più di ogni altro è stato l’artefice dell’unità. Bisogna dire in verità, che egli non attira le simpatie che invece attirano i suoi sodali, nella realizzazione di una così ardua impresa, quale fu quella di unire il paese, cioè Garibaldi e Mazzini.
Resta il fatto che gran parte del merito, senza nulla togliere agli altri due personaggi, primo fra tutti Garibaldi, è da attribuire a Cavour che seppe tessere una trama politica così perfetta da portare di fatto all’unità d’Italia.
Non stiamo qui, a farne la storia, ma soltanto a parlare di quella del monumento a lui dedicato, che si trova ubicato nell’omonima piazza. Per tutti coloro che fossero interessati, ci sono montagne di volumi a cui possono attingere per documentarsi.
Veniamo dunque al nostro argomento.
Il monumento a Camillo Cavour, fu inaugurato alla presenza del Re Umberto I° e della regina Margherita di Savoia il 24 settembre1895, in occasione delle festività per il venticinquesimo anniversario della liberazione di Roma ( 20 settembre 1870) e del plebiscito di annessione di Roma all’Italia ( 2 ottobre 1870).
L’opera, ideata dallo scultore Stefano Galletti, è al centro del giardino realizzato tra il 1895 ed il 1911 da Nicodemo Severi che occupa la grande piazza dell’ultimo dei rioni moderni, Prati, fu iniziato nel 1885 , e fu completato nel 1895, dieci anni dopo la posa della prima pietra, a dimostrazione del fatto che in Italia, ogni lavoro, anche il più insignificante, diventa una impresa eroica
Il monumento è alto 17 metri e largo 14, mentre la statua dello statista è di 5,14 m; è costituito da un complesso basamento in granito, su cui si innesta l’alto piedistallo in marmo bardiglio, alla cui sommità è la statua bronzea di Cavour, stante ed in abiti contemporanei, rivolto verso il palazzo di Giustizia. Anche questo particolare alimentò molte polemiche: “Perché Cavour volta le spalle a Mazzini ? Hanno forse litigato ?”, scriveva scherzosamente Antonio Baldini, che si firmava con lo pseudonimo di Melafumo, alludendo al fatto che il monumento non era rivolto verso la statua di Mazzini situata nell’omonima piazza, ma verso il Palazzaccio. A puro titolo informativo, la statua di Mazzini, nell’omonima piazza, oggi non c’è più.
Alla base del piedistallo quattro colossali gruppi scultorei in bronzo, rappresentanti figure allegoriche allusive all’unità d’Italia: a sud il gruppo dell’Italia e di Roma, rappresentate come donne guerriere, l’una in piedi, il capo turrito con la croce Savoia e la mano poggiata sul fascio di verghe, l’altra seduta, cinta di elmo, con lo scudo Savoia. Ad ovest e ad est il Pensiero e l’Azione, entrambi raffigurati come giovani nudi semisdraiati, l’uno con il capo coperto e la testa piegata, l’altro in atto di sollevarsi con la spada in pugno; a nord, la Forza, rappresentata dal leone, posto davanti all’urna del plebiscito per custodirla.
Sulle facce del piedistallo sono due iscrizioni: a sud quella di dedica (‘A/ CAMILLO CAVOUR/ ROMA’ ), a nord quella con data e dedicante, il Comune di Roma, ( ‘XX /SETTEMBRE / MDCCCXCV S.P.Q.R.’); due bassorilievi decorano le altre due facce del piedistallo: a est, dietro all’Azione, armi di Casa Savoia di varie epoche, a ovest, dietro al Pensiero, simboli delle scienze, della tecnica, delle scoperte geografiche, del pensiero politico-filosofico, che vogliono significare l’eccellenza italiana e il fondamento dell’unità.
Una piccola curiosità, recentemente, sotto il monumento, è stata ritrovata una pietra di marmo con un cilindro di piombo che cela al suo interno delle monete d’oro e una pergamena del re d’Italia, Umberto I.molto probabilmente costituente la cosiddetta prima pietra.
Con questo articolo chiudiamo la serie dei personaggi principali, che portarono all’unificazione della nostra patria.
Alla prossima da Roberto Mobili