Villa Lante a Bagnaia
Che il Lazio, sia una regione ricca di opere d’arte, non vi è alcun dubbio. Queste spaziano senza limiti dalla pittura, alla scultura, all’architettura, in un crescendo di varietà e di bellezza. Ma in una branca di tali bellezze, forse il Lazio, detiene un primato invidiabile, mi riferisco alle ville e ai palazzi signorili, di cui il suo territorio è disseminato.
Per richiamare alla memoria del lettore qualcuna di queste meraviglie, basta citare Villa d’Este a Tivoli, o Villa Lante a Bagnaia, di cui ci occuperemo nel presente articolo. Come ben si sa, tutte le costruzioni di questo tipo, ville suburbane e palazzi, sono appartenuti e vennero realizzate da eminenti personaggi, la maggior parte dei quali facenti parte dell’area legata alla chiesa, Papi, o cardinali.
Non fa eccezione , la costruzione che andremo di seguito ad illustrare
In questo Articolo:
Dove si trova
La villa, si trova in quel di Bagnaia, ridente cittadina a pochi chilometri da Viterbo, e deve il suo nome . con il quale è conosciuta attualmente, da quando divenne proprietà di Ippolito Lante Montefeltro della Rovere, I° duca di Bomarzo.
Costruita
La costruzione della villa, ebbe inizio nel 1511, grazie al Cardinale Gianfrancesco Gambara, amministratore apostolico delle diocesi unite di Tuscania e Viterbo.
La villa, costituita in realtà da due corpi separati o “casini” è immersa in un enorme parco di circa 20 ettari, che si sviluppa su vari livelli, collegati tra di loro con un ideale cordone architettonico, che rende il tutto un unicum indivisibile.
Come dicevamo, la villa è composta di due casini, eguali e simmetrici, di cui quello più vecchio ubicato a destra porgendo le spalle all’abitato, è il casino Gambara, mentre sulla sinistra vi è il casino Montalto. (fig. 1)
Di fronte a questi, vi è il fulcro principale del giardino all’italiana, la notissima “ Fontana dei Mori “, opera del Giambologna.
I quattro mori, sorreggono con un gesto elegante, lo stemma dei Montalto, costituito da quattro monti stilizzati, ai quali risultano appese delle pere, per richiamare il nome di papa Sisto V (Montalto- Peretti ) (fig.2) , che donò al pronipote Alessandro Damasceni (fu nominato cardinale a soli quattordici anni) la villa di Bagnaia. Il giovane cardinale fece costruire la palazzina gemella mancante, che fu battezzata Palazzina Montalto, fece abbellire il parco e fece collocare sulla fontana centrale il Gruppo dei Mori con lo stemma di famiglia, che ancora vi campeggia.
Ma iniziamo la visita
Entrando dal cancello d’ingresso, ci troviamo di fronte alla bellissima fontana del Pegaso ( fig. 3), al cui centro vi è raffigurato il mitologico cavallo alato, nell’atto di colpire con lo zoccolo il Monte Elicona, facendone scaturire la sorgente di Ippocrene la cui acqua è propedeutica, per l’ispirazione poetica. I busti collocati sulla parete, rappresenterebbero le Nove Muse affiancate agli estremi, dalle statue di Orfeo e di Apollo.
Inizialmente pensate come statue intere, vennero poi sostituite dagli attuali semplici busti.
Salendo per una rampa di scale a sinistra della fontana, ci veniamo a trovare davanti all’ingresso della villa vero e proprio, con il primo casino, quello del Cardinal Gambara ubicato subito dopo il cancello.
Attualmente, di questo, è visitabile soltanto la loggia al piano terreno, illustrata da magnifici affreschi (Fig.4)
Nella parte sinistra della foto, si vede lo stemma, o come si direbbe oggi “il logo” del cardinal Gambara, rappresentato da un gambero.
Nella parte destra della foto, incorniciata dai due telamoni, si vede una bellissima veduta del Palazzo Farnese di Caprarola.
Traversato il giardino all’italiana, con al centro la fontana dei Mori, ci troviamo di fronte al Casino Montalto di cui oggi si possono ammirare alcuni bellissimi affreschi, nella loggia al piano terreno, e in alcune sale al piano primo. (Fig. 5)
Usciti dal Casino Montalto, ci troviamo di fronte alla fontana dei Lumini, cosiddetta, perché getta acqua da un gran numero di piccole sculture che rappresentano per l’appunto dei lumini.
Tramite due rampe di scale, si sale ad un livello superiore, in cui , al centro di un piazzale aperto, troviamo la cosiddetta tavola Gambara, sulla quale in occasione dei festini offerti dal prelato, si posavano le portate dei cibi. Al centro della tavola, scorre un canale d’acqua, che si utilizzava per lavarsi le mani. (Fig. 6)
Sullo sfondo del piazzale, vi è una bellissima fontana , nota come “Fontana dei Fiumi”, in cui sono rappresentati il Tevere e l’Arno.(Fig. 7)
Attraverso due rampe di scale ubicate ai lati della fontana, si sale di un altro livello, e ci veniamo a trovare di fronte alla caratteristica fontana denominata “Catena d’acqua” che culmina, alla sua fine, con la rappresentazione delle chele di un gambero, simbolo del cardinale Gambara, simbolo che ritroviamo anche in alto, all’inizio della catena. (Fig. 8)
Un ultimo sforzo, e ci troveremo all’ultimo livello del giardino, dove troviamo, la fontana detta “Dei Delfini” e infine quella, nomata “Fontana del diluvio” che fa da sfondo finale ai giardini, incastonata tra due piccole logge (Fig. 9)
Si conclude qui la nostra visita, alla Prossima. Da Roberto Mobili